agra dell’uva, si celebra ogni anno il primo week-end di ottobre. La Sagra fu istituita nel 1930, per iniziativa di un folto gruppo di volenterosi. Nacque sul modello di quella di Marino, che la nota cittadina laziale già celebrava dal 1925, festa ideata dal noto poeta dialettale Leone Ciprelli al quale, in seguito, si aggiunsero altri nomi famosi come Trilussa, Ceccarius, Giulio Cesare Santini e Ettore Petrolini. La conferma più attendibile sull’autenticità di questa data è stata trovata nella delibera 147 del 29 settembre 1933 del Podestà Luigi Pizzari, nel testo fa riferimento all’organizzazione della IV edizione di questa sagra. (VIDEO SAGRA DELL’UVA 1933). Una lunga interruzione, dall’anno 1940 al 1952 (circa), fu causata dai noti eventi bellici prima, e dalla stasi della ricostruzione poi.
La Sagra dell’uva è certamente la più sentita manifestazione paesana pensata e realizzata durante gli anni per celebrare i protagonisti della vita quotidiana della gran parte degli abitanti di Zagarolo l’uva, la vigna, il vino. Così è stato per decenni fino agli anni Settanta allorché il vino, la vigna e l’uva cominciarono a perdere la loro centralità nella vita degli zagarolesi e a contare sempre meno nell’economia paesana. L’organizzazione della Sagra costituiva un fatto corale a cui partecipavano davvero tutti, orgogliosi di mostrare ai visitatori che giungevano numerosissimi dai paesi vicini e dalla non lontana Roma il frutto del lavoro nelle campagne e nei tinelli. Un palcoscenico ideale, una vetrina per fare pubblicità al vino prodotto sui colli zagarolesi, ai piatti tipici del luogo e alla produzione artigianale. Il contadino di Zagarolo alla ribalta primo attore della Sagra.
Tutto il paese vestito a festa, le vie e le piazze del centro storico trasformate in vigne a filari ricolmi di uva, grandi festoni ad abbellire portoni e vetrine di negozi. Nelle piazze principali venivano solitamente eretti, progettati con largo anticipo, da un apposito comitato, monumenti allegorici inneggianti all’uva e al vino. Luminarie, musica, spari e infine la grande vendemmiata per la gioia dei visitatori forestieri ai quali non sembrava vero potersi impadronire di grandi quantità di uva. Popolazione festante ed euforica. Questa festa veniva celebrata con entusiasmo da tutti, grandi e piccini. Nel pomeriggio del giorno della festa si chiudeva la manifestazione con la grande vendemmiata: gli ospiti potevano prendere liberamente l’uva servita per gli addobbi e bere il vino che scaturiva da alcune fontane. Il tempo è passato, le vigne sono quasi del tutto sparite, ma la Sagra viene ancora celebrata con grande orgoglio. La vigna, l’uva sono lontane, non è più il vissuto quotidiano di migliaia di persone, appartengono alla memoria e se ne trova traccia nei libri di storia.
Alla vecchia denominazione si è aggiunta quella di Sagra del folclore in quanto nella medesima occasione convengono a Zagarolo gruppi folcloristici provenienti da tutte le regioni italiane che si esibiscono nelle danze e nei canti dei luoghi dai quali provengono.
Pagina aggiornata il 14/03/2024