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Storia


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La città di Zagarolo, posta a 36 KM da Roma, sorge su una collina tufacea lunga circa due km, è fiancheggiata da due valloni e circondata da boschi che la fanno sembrare immersa in un mare di verde e il suo aspetto paesaggistico è di rara bellezza. Il centro storico è di origine medioevale e la sua urbanistica, che risale al XVI secolo, è di una regolarità tale che non trova facile riscontro nelle cittadine dell’epoca.

L'abitato è dominato dalla grossa mole del Palazzo Rospigliosi, il cui nucleo originario era un castello dei principi Colonna che fino al 1100 aveva funzioni esclusivamente militari. Subì varie trasformazioni ad opera di Marzio Colonna, dalla metà del '500 fino ai primi del '600, che ne cambiarono totalmente l'aspetto originario. Scomparvero le torri merlate, il ponte levatoio e tutto quanto poteva identificarsi con le esigenze di carattere militare del tempo. Sul lato nord vennero aggiunte due grandi ali, all'estremità delle quali due altissime colonne di granito, come ciclopiche sentinelle, sembrano montare perennemente la guardia al nobile complesso.

Il palazzo fu praticamente trasformato in una lussuosa residenza del prìncipe, che a quel tempo aveva fatto di Zagarolo la capitale del suo piccolo stato. I suoi locali di rappresentanza ed il piano nobile furono affrescati da manieristi del '500. Molte decorazioni furono effettuate dai fratelli Zuccari. I pittori Domenichino e Giov. Battista Viola vi eseguirono vari dipinti per ornare le sue splendide sale. In questo palazzo trovarono ispirazione il Vanvitelli e W. Day che vi eseguì una serie di litografie. Ospitò Vittorio Alfieri e il Caravaggio.

Nel 1591 ospitò inoltre il consiglio di teologi presieduto da San Roberto Bellarmino, per la revisione della volgata della bibbia. Carlo III di Borbone, amico dei Colonna, vi soggiornò in occasione del viaggio per la conquista del Regno delle Due Sicilie. Passò di proprietà più volte.
Dai Colonna fu ceduto ai Ludovisi e da questi, nel 1670, ai Rospigliosi.

Sempre nel periodo indicato e per volontà dello stesso ambizioso principe, il piccolo centro di contadini e di boscaioli venne interamente ristrutturato. I confini vennero spostati dall'attuale via Calandrelli fino a Porta S. Martino, a nord dell'abitato, con la costruzione di altri complessi edilizi che presero il nome di Borgo S. Martino, in onore del papa Martino V (Oddone Colonna).

La demolizione di case fatiscenti fece spazio all'attuale Piazza Guglielmo Marconi che con il suo incomparabile stile vignolesco racchiude in sé il palazzo dei Gonfalonieri (municipio), la chiesa di San Lorenzo (la cu facciata è attribuita a Carlo Maderno importante architetto barocco, nipote di D.Fontana e maestro del Bernini e del Borromini) e il palazzo della giustizia. Un angolo che merita di essere visto è un portichetto, in Via Maestra (oggi Via Fabrini), nei pressi del Comune sotto il quale era no ubicati la pesa, il forno e il macello pubblici. Al centro di queste si nota una grande lastra di marmo sulla quale sono incise le misure ufficiali riconosciute nel piccolo stato. Alla sommità della suddetta lastra di marmo vigila austero il busto di un vecchio barbuto che nel dialetto locale veniva chiamato "Lu Gìustu" (il giusto). Esso in realtà raffigura il Papa Clemente IX Rospigliosi.

Degna di nota è la chiesa di S. Pietro, costruita dai principi Rospigliosi nei primi anni del '700, su un'altra più antica (probabilmente di età apostolica). Di stile barocco, la sua planimetria è a croce greca con una ariosa cupola a forma ellittica, alta 46 metri. La chiesa è ornata da affreschi di pregevole fattura e i sette altari che la compongono recano sulle rispettive pareti dipinti del Rodesti de Gemignani ed altri attribuiti al Chiari, al Maratta e al Pesci.

Altra Chiesa di notevole importanza è il santuario di S. Maria delle Grazie ubicato nella piazza omonima a ridosso del convento dei Padri Minori Conventuali. In essa una bella immagine di Madonna con bambino, dipinta su tavola da autore ignoto nel 1200 circa, è sempre stata oggetto di particolare venerazione. Dopo S. Francesco che la ricevette in dono dal cardinale Giovanni Colonna, fu onorata dalla visita di personaggi illustri, tra i quali si ricordano S. Bonaventura, S. Antonio da Padova, S. Roberto Bellarmino, S. Giuseppe Calasanzio, S. Leonardo da Porto Maurizio, i pontefici Bonifacio VIII e Sisto V, il Cardinale Cesare Baronie, S Massimiliano Kolbe e numerosi altri.

All'inizio di Borgo S. Martino troviamo la cinquecentesca chiesa della SS. Annunziata, il cui portale è ornato da due colonne di granito che sorreggono due capitelli romani del periodo della decadenza.L'interno, anticipazione del barocco, è ornato da ricchi stucchi, plasmati con gusto fantastico, quasi fiabesco.Vi si conservano, fra numerosi dipinti di altro pregio, un coro ligneo finemente scolpito e un frammento di affresco del XII sec. raffigurante Santa Albina. Da ammirare infine il singolare rapporto tra la facciata vignolesca, il campanile ottagonale e la cupola ornata da un grazioso lanternino a cipolla.

Al centro di Piazza Guglielmo Marconi, anch'essa vignolesca, fiancheggiata dal palazzo del Gonfaloniere (oggi Municipio) e da quello della Giustizia, di fronte a due eleganti porticati, nel passato adibiti a mercato, spicca l'austera mole della chiesa di S. Lorenzo, patrono della città.
In essa si conserva un prezioso trittico del SS. Salvatore, dipinto alla fine del '500 da Antoniazzo Romano.

L'origine di Zagarolo è remotissima. Secondo un'antica tradizione, un insediamento urbano era già presente nel territorio nell'epoca della monarchia romana e, presso questa comunità arcaica, si presume trovassero rifugio gli esuli di Gabi, distrutta da Tarquinio il Superbo.Questi formarono il ceppo principale che diede vita ad una nuova città. Da antichi documenti, da iscrizioni e lapidi poste su edifici pubblici si desume che gli zagarolesi, da tempi immemorabili, si sono ritenuti discendenti dei gabini.Le vestigia di numerosi insediamenti di epoca romana sparsi qua e là intorno a Zagarolo rendono testimonianza di questa sua plurisecolare vicenda storica.

Nel periodo successivo all'età Imperiale la storia del luogo si confonde con quella della decadenza di Roma. Le prime notizie certe infatti risalgono al 970 d.C., allorché papa Giovanni XIII infeudò questi territori a sua sorella Stefania dei Conti Tuscolani, alla quale famiglia successero nel 1043, i Colonna.Costoro predilessero a tal punto il luogo che, avendo ceduto nel 1157 a Papa Eugenio III i diritti sulla contea di Tuscolo, tennero per sé i territori di Zagarolo e Colonna che dichiararono "sui iuris".

Nel 1295 Bonifacio VIII fu accolto con grande magnificenza a Zagarolo, nel suo primo viaggio ad Anagni, dopo l'elezione a Papa. Ma in seguito alle lotte intraprese fra le grandi famiglie patrizie, per la supremazia di Roma, Zagarolo fu espugnata dallo stesso Bonifacio VIII che la fece distruggere unitamente a Palestrina. I Colonna si sottomisero finalmente al Papa e la pace regnò fino al 1435, allorché Zagarolo divenne il quartier generale di Lorenzo Colonna nella guerra pontificio-Colonnese (1436-1439). Distrutta dal Vitelleschi, risorse dopo 12 anni ad opera degli stessi Colonna. Nel 1538 Zagarolo fu riconosciuta feudo di Vittoria Colonna, il cui marito Camillo, che dotò il territorio di uno statuto, divenne il capostipite del ramo che fu detto di Zagarolo.

Iniziò da allora un periodo di pace e di prosperità che culminò con la già accennata ristrutturazione della cittadina da parte di Marzio Colonna che morì pieno di debiti tanto che i successori furono costretti a vendere il ducato. Il possesso del feudo da parte dei Ludovisi e successivamente dei Rospigliosi registra un ulteriore assetto urbanistico con la costruzione del Borgo Nuovo (oggi corso Vittorio Emanuele) e la già citata costruzione della chiesa di S. Pietro. Nel 1816 fu abolita la giurisdizione feudale e Zagarolo, pur restando praticamente ai Rospigliosi-Pallavicini fino al 1848, ottenne finalmente la sua autonomia. Il 9 ottobre 1858, Pio IX, elevò "la insigne e nobile terra di Zagarolo alla dignità e grado di città".

Non si può dire di aver parlato di Zagarolo se non ci si sofferma un poco su Palazzo Rospigliosi. Esso domina la città con la sua mole imponente. La sua origine si perde nel tempo. Si sa con certezza che nel 1151, epoca in cui i colonna vendettero al Papa Eugenio III i diritti sulla Contea di Tuscolo (fu esclusa Zagarolo che della Contea faceva parte) esisteva già il primo nucleo del Palazzo attuale. Al centro di contese fra i Colonna e il Papato subì varie devastazioni. Nel 1439 subì gravissimi danni ad opera delle truppe di comando del noto condottiero Giovanni Vitelleschi.

Il 21 maggio 1569, Pio V eresse Zagarolo a Ducato in favore di Pompeo Colonna che insieme a Marcantonio aveva valorosamente combattuto a Lepanto. Il Palazzo da quell'epoca cominciò a subire le prime trasformazioni acquistando notorietà e importanza. Nel 1538 vi ebbe luogo il Sinodo diocesano presieduto dal Vescovo Cardinal Gambara. Tre anni dopo accolse Sisto V che vi soggiornò per assistere ai lavori dell'acquedotto Felice.
In questi anni il palazzo fu rinnovato ed ampliato e vi furono costruite le due grandi ali che dominano la "piazza di Corte" (oggi Piazza Indipendenza), Le testate dei due corpi di fabbrica aggiunte furono ornate ciascuna con una colonna monolitica di granito rosa e capitelli corinzi, nonché da un sarcofago dì origine romana.

Gli affreschi che decorano le meravigliose sale e i locali di rappresentanza sono opera di manieristi del tardo Cinquecento. Affreschi dello stesso ciclo decorano le pareti del piano nobile, tra i quali fregi con figure allegoriche. In uno si nota la battaglia di Lepanto, in altri scene di caccia. Questi sono attribuiti dai più alla mano di Antonio Tempesta e ai fratelli Zuccari. L'arredamento era sontuoso. Un meraviglioso quadro che era nel palazzo raffigurava ''Aquilino" un magnifico cavallo da corsa dei Rospigliosi. Quadri e suppellettili di ingente valore erano conservati in ambienti di delicata fattura. Tuttora i soffitti presentano figure imponenti di donne sedute e putti rappresentanti allegorie e stemmi vari dei Colonna, Rospigliosi e Pallavicini. Sulle pareti si notano paesaggi della campagna locale, che indicano possedimenti dei Colonna e dei Rospigliosi tra i quali spicca la mole dell'attuale Palazzo. Questi quadri ariosi dì vita campestre danno all'ambiente un tono di freschezza ineguagliabile. Interessanti sono gli stucchi del tardo Settecento. In un cortiletto interno troviamo un ninfeo ricco dì decorazioni varie e conchiglie; ai lati presenta due cariatidi e si conclude con un timpano spezzato nel cui centro è sistemato uno stemma.

Nel 1622 i Colonna vendettero il Palazzo al Cardinale Ludovico Ludovisi. Tracce di questo fugace passaggio di proprietà si notano sui portali dell'atrio. Sopra di essi si leggono infatti le iscrizioni: L. Card. Ludovisius S.R.E. Viceeancellarius. I pittori Dornenichino e Giovanbattista Viola vi eseguirono vari dipinti su tela per decorare le sue splendide sale. Ospitò, per benevolenza del duca Marzio Colonna, il pittore Michelangelo Marisi detto il Caravaggio, fuggito da Roma, ove aveva ucciso un amico in una rissa. Durante la sua permanenza in questo castello dipinse vari capolavori tra i quali "La Maddalena" e "I discepoli di Emmaus".

Nel teatro all'interno del castello recitò più volte i suoi versi immortali Vittorio Alfieri. Nel 1591, data significativa per la storia della Chiesa vi si riunì un consiglio di teologi presieduto dai Padre Roberto Bellarmino, elevato in seguito all'onore degli altari, per la revisione della volgata della Bibbia. II principe fece completare vari lavori e fece inoltre eseguire ulteriori decorazioni con affreschi che rivelano chiaramente l'epoca settecentesca. Subì notevoli danni in seguito agli eventi bellici degli anni '40-45. Il Palazzo infatti ospitò prima una fabbrica di paracadute poi un ospedale militare tedesco ed infine numerose famiglie, rimaste senza casa a seguito dei bombardamenti aerei subiti da Zagarolo nell'anno 1944.

Negli anni sessanta per interessamento della Principessa Elvina Pallavicini, con l'assistenza della Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti e della Soprintendenza ai Monumenti del Lazio, furono iniziati i lavori di restauro per riportare il Palazzo all'antico splendore. Da alcuni anni il palazzo, diventato proprietà del Comune (ELENCO SINDACI) è utilizzato  come sede del Museo del Giocattolo, oltre che per convegni culturali, mostre, biblioteche e sedi amministrative. L’ala destra ospita infine, Spazio Attivo Zagarolo - Lazio Innova.


ultimo aggiornamento di Lunedì 26 Luglio 2021 13:38
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